sabato 28 febbraio 2015

Storie di “normali depurazioni” nei nuclei ASI


La vicenda delle incompatibilità di alcuni membri del C.d.A. dell'ASI è strettamente connessa alla brutta storia della depurazione delle acque irpine effettuata nei nuclei industriali dell'ASI con costi per diverse decine di milioni di euro. Nelle 13 aree industriali sono infatti attivi al momento 9 impianti per la depurazione gestiti dal CGS, una sorta di braccio operativo dell'ASI con circa 80 dipendenti. E' bene ricordare che l'ASI detiene quote pari al 98 % in Solofra Service S.r.l., società nata per la Promozione dello sviluppo industriale nell’agglomerato di Solofra e quote pari al 93,34% in CGS Consorzio Gestione Servizi. Dopo l'elezione del nuovo C.d.A. dell'ASI alcune forze sindacali hanno chiesto al Presidente Belmonte di accelerare i tempi per l'ammodernamento tecnologico degli impianti di depurazione detenuti dal CGS. Qualche tempo fa infatti il Presidente dell’ASI aveva detto che dalla Regione Campania erano in arrivo 18 milioni di euro per nuovi investimenti. In tale contesto come non considerare quanto riportato dallo stesso sito internet di CGS in cui si dice che la l'assemblea straordinaria di CGS tenutasi in data 4 dicembre 2013 alla presenza del notaio ha deliberato la messa in liquidazione del Consorzio. E come liquidatore è stato nominato lo stesso Presidente del consorzio ASI Belmonte, in un simpatico gioco di sommatoria di incompatibilità. http://www.cgsav.it/news/archivio/114-la-societa-e-attualmente-in-liquidazione-news.html Ed anche l'obbligatorio sito dell'Amministrazione Trasparente di CGS non brilla certo in trasparenza; ad ogni voce compare la scritta, che sa tanto di presa per i fondelli, “ presto on line”. http://www.cgsav.it/amministrazione-trasparente-menu.html Ma delle vicende della depurazione delle acque nei nuclei ASI si è occupato anche la Commissione Parlamentare di Inchiesta sul Fiume Sarno, che molti anni fa interrogò il Presidente dell'ASI Foglia, oggi divenuto Presidente del Consiglio Regionale. Vedi pagg. 33 – 37http://www.senato.it/documenti/repository/commissioni/sarno/stenografici_missioni/missioni%20sarno-01.pdf E ciò che emerge da quegli atti è veramente sconvolgente: quasi tutte le acque della depurazione di Solofra non potevano essere trattate negli impianti solofrani di depurazione e venivano trasportate, con enorme aggravio dei costi, nei depuratori esistenti nei nuclei ASI dell'Alta Irpinia. Il trasporto veniva mediante autobotti. Nel corso dell'interrogatorio un membro della Commissione chiedeva al Presidente Foglia: “Vorrei sapere,inoltre, se ci sono acque che non siete in grado di trattare e che provengono dal complesso di Solofra.” Questa la risposta di Foglia: “Quando arrivano le acque, innanzi tutto svolgiamo gli esami di laboratorio. Gli 11 impiantidi cui vi ho dato notizia sono dotati di laboratori con apparecchiature di elevatissima qualità. Quindi, eseguiamoil primo esame presso  Il membro della Commissione chiedeva: “Cosa succede se non corrisponde?” Ed il Presidente Foglia rispondeva: “Se ne va con l’autobotte perché non siamo in grado di trattarla: farebbe saltarel’impianto.” E il Senatore Iervolino replicava “Questo passaggio è molto importante: dove va a finirequell’acqua?” Risposta di Foglia: “Io non so dove vada a finire.” In un tale contesto come non ipotizzare che quelle luride acque venissero sversate sulla strada del ritorno o nei campi o nei fiumi irpini, che hanno visto molteplici fenomeni di moria di pesci? E sempre in tale contesto di acque luride come non ricordare un inquietante episodio di cui nessuno più parla, ma ben noto agli inquirenti; una notte arrivò a Solofra una autobotte contenente acque reflue di lavaggio di apparecchiature utilizzate nel ciclo della distillazione del petrolio proveniente da una raffineria di Napoli. A seguito allo sversamento di quella cisterna accusarono fortissimi malori alla gola e allo stomaco alcuni operai dell'impianto. In seguito si scoprì che in quella autobotte erano presenti due diversi compartimenti: uno in cui erano contenute acque quasi pulite - che potevano superare gli esami chimici – ed altre velenosissime, che venivano poi illegalmente scaricate nell'impianto. E in atti risulta che molte volte tali liquami velenosi “furono sversati senza ottemperare alla procedura di analisi perl'accettazione di liquami tramite autobotte”. Per anni ho cercato di tener desta l'opinione pubblica su tali vicende, che hanno determinato danni irreversibili all'ambiente, con inquinamento di acque e di suoli, specialmente nell'area montorese - solofrana. Nel corso di una audizione della Commissione Parlamentare di inchiesta - parlando delle responsabilità relative alla depurazione del fiume Sarno - il generale Jucci testualmente affermava: “Sono storiche. C’è stato anche un morto.” Buona parte di quella inchiesta è stata vergognosamente secretata. Spero che la Procura di Avellino, sotto il nuovo impulso del dott. Cantelmo, finalmente voglia interessarsi a questa vicenda.


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