La vicenda delle incompatibilità di alcuni
membri del C.d.A. dell'ASI è strettamente connessa alla brutta storia della
depurazione delle acque irpine effettuata nei nuclei industriali dell'ASI con
costi per diverse decine di milioni di euro. Nelle 13 aree industriali sono
infatti attivi al momento 9 impianti per la depurazione gestiti dal CGS, una
sorta di braccio operativo dell'ASI con circa 80 dipendenti. E' bene ricordare
che l'ASI detiene quote pari al 98 % in Solofra Service S.r.l., società nata
per la Promozione dello sviluppo industriale nell’agglomerato di Solofra e
quote pari al 93,34% in CGS Consorzio Gestione Servizi. Dopo l'elezione del
nuovo C.d.A. dell'ASI alcune forze sindacali hanno chiesto al Presidente
Belmonte di accelerare i tempi per l'ammodernamento tecnologico degli impianti
di depurazione detenuti dal CGS. Qualche tempo fa infatti il Presidente
dell’ASI aveva detto che dalla Regione Campania erano in arrivo 18 milioni di
euro per nuovi investimenti. In tale contesto come non considerare quanto
riportato dallo stesso sito internet di CGS in cui si dice che la l'assemblea
straordinaria di CGS tenutasi in data 4 dicembre 2013 alla presenza del notaio
ha deliberato la messa in liquidazione del Consorzio. E come liquidatore è
stato nominato lo stesso Presidente del consorzio ASI Belmonte, in un simpatico
gioco di sommatoria di incompatibilità. http://www.cgsav.it/news/archivio/114-la-societa-e-attualmente-in-liquidazione-news.html Ed anche l'obbligatorio sito
dell'Amministrazione Trasparente di CGS non brilla certo in trasparenza; ad
ogni voce compare la scritta, che sa tanto di presa per i fondelli, “ presto on
line”. http://www.cgsav.it/amministrazione-trasparente-menu.html Ma delle vicende della depurazione delle
acque nei nuclei ASI si è occupato anche la Commissione Parlamentare di
Inchiesta sul Fiume Sarno, che molti anni fa interrogò il Presidente dell'ASI
Foglia, oggi divenuto Presidente del Consiglio Regionale. Vedi pagg. 33 – 37http://www.senato.it/documenti/repository/commissioni/sarno/stenografici_missioni/missioni%20sarno-01.pdf E ciò che emerge da quegli atti è
veramente sconvolgente: quasi tutte le acque della depurazione di Solofra non
potevano essere trattate negli impianti solofrani di depurazione e venivano
trasportate, con enorme aggravio dei costi, nei depuratori esistenti nei nuclei
ASI dell'Alta Irpinia. Il trasporto veniva mediante autobotti. Nel corso
dell'interrogatorio un membro della Commissione chiedeva al Presidente Foglia: “Vorrei sapere,inoltre, se ci sono acque che non siete in grado di trattare e che provengono dal complesso di Solofra.” Questa la risposta di Foglia: “Quando arrivano le acque, innanzi tutto svolgiamo gli esami di laboratorio. Gli 11 impiantidi cui vi ho dato notizia sono dotati di laboratori con apparecchiature di elevatissima qualità. Quindi, eseguiamoil primo esame presso “ Il membro della Commissione chiedeva: “Cosa succede se non corrisponde?” Ed il Presidente Foglia rispondeva: “Se ne va con l’autobotte perché non siamo in grado di trattarla: farebbe saltarel’impianto.” E il Senatore Iervolino replicava “Questo passaggio è molto importante: dove va a finirequell’acqua?” Risposta di Foglia: “Io non so dove vada a finire.” In un tale contesto come non
ipotizzare che quelle luride acque venissero sversate sulla strada del ritorno
o nei campi o nei fiumi irpini, che hanno visto molteplici fenomeni di moria di
pesci? E sempre in tale contesto di acque luride come non ricordare un
inquietante episodio di cui nessuno più parla, ma ben noto agli inquirenti; una
notte arrivò a Solofra una autobotte contenente acque reflue di lavaggio di
apparecchiature utilizzate nel ciclo della distillazione del petrolio
proveniente da una raffineria di Napoli. A seguito allo sversamento di quella
cisterna accusarono fortissimi malori alla gola e allo stomaco alcuni operai
dell'impianto. In seguito si scoprì che in quella autobotte erano presenti due
diversi compartimenti: uno in cui erano contenute acque quasi pulite - che
potevano superare gli esami chimici – ed altre velenosissime, che venivano poi
illegalmente scaricate nell'impianto. E in atti risulta che molte volte tali
liquami velenosi “furono sversati senza ottemperare alla procedura di analisi perl'accettazione di liquami tramite autobotte”. Per anni ho cercato di
tener desta l'opinione pubblica su tali vicende, che hanno determinato danni
irreversibili all'ambiente, con inquinamento di acque e di suoli, specialmente
nell'area montorese - solofrana. Nel corso di una audizione della Commissione
Parlamentare di inchiesta - parlando delle responsabilità relative alla
depurazione del fiume Sarno - il generale Jucci testualmente affermava: “Sono storiche. C’è stato anche un morto.” Buona parte di quella inchiesta è
stata vergognosamente secretata. Spero che la Procura di Avellino, sotto il
nuovo impulso del dott. Cantelmo, finalmente voglia interessarsi a questa
vicenda.
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