Necessità di
recupero di ogni singola storia, esperienza e testimonianza affinché possa
concorrere a ricreare le condizioni di identità, di senso di appartenenza, come strumento di rinascita delle comunità
dei piccoli paesi della dorsale
appenninica.
Un caro
amico, emigrato al nord, Luciano Fuschetto, autore di testi e musicista, mi ha
fatto pervenire una canzone dolcissima, che ha voluto dedicare a due bambini di
10 anni, scomparsi a Sant’Angelo dei Lombardi, nella tragica sera del terremoto
del 23/11/80, i loro corpi, dopo un mese di affannose ricerche, di angoscianti
attese, di rincorrersi di voci contrastanti, vennero trovati sotto le macerie,
la sera del 24 dicembre, la notte di Natale!
I due bellissimi bambini, si chiamavano Toni e
Luca.
Ebbene, devo dire la verità, ero tentato dal non aprire il video che mi stato inviato, perché sapevo che avrebbe raccontato la tragica storia di Toni e Luca, con la sofferenza per il fratello perso, insieme all'amico compagno di giuochi, il caro e piccolo Luca. Per la verità, Luciano è stato bravo e delicato! Suoni, parole ed immagini sono di grande suggestione! Tante l’emozioni scatenate. Dalla tragica sera del terremoto, passarono oltre trenta giorni senza trovare i due piccoli bambini e dopo un lungo mese di ricerche e di speranze, vennero trovati, Toni e Luca, la vigilia di Natale 1980, sulle scale che collegavano piazza De Sanctis con San Rocco, sotto le macerie di palazzi, piccoli angeli che ancora dovevano spiegare le ali della loro vita, vivevano animati dalla gioia dello stare insieme, nella piazza e nelle vie del paese, dove, fino alle 19,34 del 23 novembre 1980, tutto era famiglia, tutto era casa. La famiglia di Luca fu duramente messa alla prova, persero la vita suo padre, noto imprenditore ed amministratore dell’Ospedale, sua madre e il primo fratello Raffaele, ovviamente anche alla famiglia di Luciano, oltre a Toni, perse la vita una bellissima ragazza, la sorella Rosanna ed altri parenti.
Ed ora...si
affollano nella mente e nel cuore tanti ricordi, tanti volti, tante emozioni,
tante le lacrime e groppi nella gola, che con forza vengono rimandati giù.
Parlare di queste storie rievocarle, non è archeologia della memoria, ma è una
sorta di memoriale del dolore, del terremoto. Il "nostro terribile terremoto del 23
novembre '80", sembra tanto lontano eppure...è dietro l'angolo nei nostri
cuori, con i nostri cari, i loro volti e le storie struggenti, con distruzioni e
lutti, con la polvere che riempiva i polmoni, con le urla disperate di
invocazioni di aiuto, con i
silenzi...della morte, con le ansie e le speranze, con il mondo, dei luoghi e
dei riferimenti materiali e della memoria, che si sgretolava e ti crollava sotto
i piedi. Si, il “tuo mondo” che si sgretolava e ti crollava addosso.
Il "nostro terremoto" quello dei
bambini morti appena nati, dei ragazzini morti come Toni e Luca, Giuseppe e
tanti ancora, che si rincorrevano per giocare con la vita, con i fidanzatini
volati in cielo tenendosi per mano, con le mamme ed i papà morti protesi verso
i figli, con i nonni sacrificatisi per dare speranza ai nipotini, con i
contadini che avevano da poco seminato per un raccolto che mai avrebbero visto,
ma anche di tanti uomini e donne soli, morti senza nessuno… Il "nostro
terremoto" che ci ha " regalato" il triste primato del maggior
numero di vittime, ed il più alto indice di distruzione di case; primato che
avremmo voluto farne a meno.
Il "
nostro terremoto" quello dello sbandamento o disorientamento emotivo e
psicologico dei superstiti, della distruzione, insieme alle case, dei valori
tipici della comunità e della nostra civiltà, delle nostre tradizioni, della
identità culturale, sociale ed anche religiosa.
Il "nostro terremoto" che ha
provocato la "cultura dei prefabbricati", della coabitazione forzata,
delle aggregazioni diverse dall'habitat naturale o sociale precedente, Credo,
anche se con ritardo, faremmo bene, prima che sia troppo tardi, a
ricordare nomi, volti e storie di gente vittime o sofferenti per il terremoto,
prima che se ne perda la memoria... Perché ogni singola storia, esperienza,
testimonianza possa concorrere a ricreare le condizioni di identità, di senso
di appartenenza, diventando così patrimonio culturale, etico e storico diffuso,
di una comunità a misura d’uomo da rifondare e da proporre come strumento di
rinascita per le zone interne, per i piccoli paesi, contro la desertificazione,
e come modello di riferimento
antropologico per aggregazioni territoriali, basate sul valore della
storia e dell’appartenenza, dell’identità ed osmosi tra persone, territorio ed ambiente,
rispetto alle città metropolitane.
Ricordo la
solidarietà e la testimonianza, la voglia di riscatto e di concorrere ad
intercettare i bisogni della gente, nel dare risposte, nell’ indicare soluzioni
e guidare i processi.
Un grande ed entusiasmante impegno in quegli
anni, che venne messo in campo da tanti, quando, guidati da un dinamico prete,
Don Bruno Mariani, anch'egli scomparso con il terremoto, proprio il giorno del
suo compleanno, costruimmo, tutti insieme, un nuovo modo di stare insieme,
rompendo lo schema all'epoca ancora dominante, di piccolo paese "un poco
piccolo borghese". Per la prima volta le iniziative concorrevano a
portarle avanti a realizzarle, non solo i figli della "presunta"
borghesia locale, ma anche tanti giovani, di estrazioni sociale umile o
emarginati: così "la pietra scartata diveniva, con Don Bruno Mariani,
pietra d'angolo"; anche questo purtroppo il "nostro terremoto"
ha distrutto, insieme a tanti sogni e tante vite umane spezzate...
Comunque, debbo
precisare che, oltre a Toni e Luca, c’era anche un’altro bellissimo bimbo
Giuseppe Pandiscia, figlio di Antonio, insegnante, che in quelle ore perse
anche la mamma ed il fratellino Paolo, era loro coetaneo e compagno di giuochi,
il suo corpicino venne trovato a pochi metri di distanza, lo spostamento di
aria non consentì al piccolo Giuseppe, di abbracciare anche per l’ultima volta
i suoi cari amici, ma lungo la strada verso il cielo, come Toni che incontrò la
sorella, Luca il papà, la mamma ed il fratello, Giuseppe fu avvolto dalle braccia della mamma Lidia Caputo e dal
fratellino Paolo, e tutti insieme bambini, giovani ed adulti con il Parroco Don
Bruno, il Capitano CC. Pecora, il Sindaco Guglielmo, con don Michele, con tante
mamme, papà e nonni. voglio credere, che
da lassù vegliano con preoccupazione ed ansia sulla vita quotidiana di Sant’Angelo
dei Lombardi e di tutti i paesi-comunità dell’Irpinia.
A Toni, Luca, Giuseppe, ed a tutte le vittime
innocenti del nostro terribile terremoto e di tutti i disastri, il ricordo, il
pensiero e l’impegno a costruire città, paesi e comunità a misura d’uomo!
Tony Lucido
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