venerdì 30 marzo 2012

LA STORIA 37a puntata Aprile2012


PASQUA
E’ la massima solennità della chiesa, la festa più grande dell’anno liturgico. La parola è derivata dal latino e dal greco “Pascha”, che significa passaggio. Presso gli Ebrei e la commemorazione infatti, del passaggio dell’Angelo sterminatore sull’Egitto e della liberazione del popolo dalla schiavitù (v. film I Dieci Comandamenti). Nel Cristianesimo, invece, è la festa annuale della Resurrezione di Cristo e, secondo i Padri della chiesa, passaggio dal deserto di questa vita alla terra promessa del Cielo. E’ festa mobile, che cade nel periodo che va dal 22 marzo al 25 aprile, e più precisamente nella domenica dopo il pleninulio che segue l’equinozio di Primavera. Si parla, perciò, di Pasqua alta o bassa, a secondo che cada tardi o presto. In riferimento alla festa esistono espressioni particolari, come per es. “Prender la Pasqua”, ovvero accostarsi ai sacramenti della Confessione e Comunione nel tempo pasquale, secondo il precetto della Chiesa. C’è poi la Pasqua fiorita, ossia la domenica delle palme e la Pasqua piccola, cioè la Pasquetta del lunedì dopo Pasqua, giorno dedicato alle gite o alla scampagnata fuori porta, per consumare in compagnia quanto è rimasto dell’abbondante pranzo del giorno prima o per una gustosa grigliata all’aria aperta, con accompagnamento di salumi e dolci vari. Ecco, la Pasqua è anche questo, sinonimo di allegria, di aria di festa e di tavole riccamente imbandite. Dopo la Settimana Santa, segnata da preghiere, riti religiosi, e dalla Passione e morte di Gesù, arriva il tronfo, la gloria, la gioia della Resurrezione. Si vuole festeggiare, si vuole essere felici, appunto, come una Pasqua. Ed una considerazione sorge spontanea, un raffronto su come si avvertiva un tempo questa festa dal punto di vista spirituale e come si avverte oggi, in cui la ricerca della felicità e del benessere ha fatto accantonare alcuni valori umani e alcune tradizioni religiose che facevano cogliere davvero il senso ed il significato di un avvenimento così importante per i Cristiani. Non ci sono più i “Sepolcri” che si preparavano con cura nella Settimana Santa, o la sacra rappresentazione della passione e morte di Gesù in Croce il Venerdì Santo, con l’intervento di predicatori che dall’alto del pulpito facevano risuonare toccanti parole per coinvolgere e commuovere il popolo dei fedeli che in massa assistevano alla cerimonia. Qualcuno più attempato negli anni ricorderà certamente anche il suono o il rumore come dir si voglia di quell’attrezzo artigianale in legno (lo “zerre”), che voleva significare il terremoto che sconvolse la terra alla morte di Gesù. Le tradizioni pasquali si perpetuavano anche in famiglia. Nelle case fervevano i preparativi di taralli all’uovo e di dolci di varia specie. Si preparava anche il “tortono”, ossia un ciambelline di pane con su delle uova che diventavano sode nella contemporanea cottura in forno. Si affettava una buona sopressata e il tutto doveva essere pronto e bene in vista per la benedizione che il Parroco impartiva nelle varie case la mattina stessa dalla festa. Molte usanze sono scomparse. Non ci resta altro che il ricordo per rivivere virtualmente, ma con un senso di nostalgia, l’atmosfera di quei tempi e il sapore di quei momenti vissuti nella serenità e nella gioia della famiglia.

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