giovedì 15 gennaio 2015

Le strane acque della Regione Campania 


La Regione Campania ha voluto chiudere il 2014 con un devastante e ridicolo botto nel campo della gestione del ciclo integrato delle acque: con delibera della Giunta Regionale n. 812 del 30/12/2014 ha infatti proceduto ad individuare l'Ente di Governo dell'Ambito Territoriale Ottimale per il servizio Idrico, così come previsto dal Codice dell'Ambiente del 2006. E leggendo con attenzione la delibera di Giunta si comprende che l'individuazione dell'Ente di Governo dell'ATO è stata fatta solo per evitare l'applicazione dei poteri sostitutivi da parte del Consiglio dei Ministri. Il Codice dell'Ambiente prevede infatti che le Regioni che non hanno ancora individuato l’ente di governo dell’ambito dovevano provvedervi, con delibera, entro il termine perentorio del 31 dicembre 2014. La Regione stessa ammette in delibera i suoi ritardi: dice infatti che “nelle more dell’adozione della legge regionale contenente la nuova delimitazione degli ambiti territoriali” si rende necessaria l’individuazione dell’ente di governo dell’ambito. Per dirla con parole povere si va ad individuare un Ente di Governo dell'Ambito Ottimale, non sapendo quale esso sia ed i suoi confini! Cose che solo in Campania potevano avvenire! Ma a chiarire ( ? ) il tutto interviene il “Disciplinare relativo all’organizzazione del servizio idrico integrato” allegato alla delibera di Giunta che, più che un disciplinare , potrebbe essere definito una nuova Legge Regionale nel campo del riordino del Ciclo Integrato. Nel disciplinare (art.2) si dice che l’ente di governo è individuato nell’Ente idrico dell’ambito territoriale ottimale (d’ora in avanti EIATO). Si dice poi che l’EIATO è rappresentativo dellaCittà metropolitana e di tutti i comuni ricadenti nell’ambito territoriale ottimale definito dalla legge regionale. A confondere ulteriormente le carte provvede l'Art. 5 del disciplinare - Organi dell’EIATO - che recita “ L’EIATO è una struttura costituita in ciascun ambito territoriale ottimale delimitato dalla legge regionale “ . In tale confuso contesto a nessuno è dato comprendere quali e quanti siano gli ATO della Regione Campania. Come non ricordare che all'atto dell'approvazione della Legge Regionale 14 del 1997 gli ATO erano 4, poi furono ridotti a 3, poi portati a 5, poi nuovamente 4 e rimodulati nei loro confini. Oggi si ipotizza un unico ATO. Nella pirandelliana vicenda potremmo dire “Uno, nessuno, centomila ”. Insomma un “papocchio” enorme, anche dal punto di vista giuridico, fatto per “tirare a campare” fino alle prossime elezioni regionali, nel goffo tentativo di ricondurre in un unico Ente, controllato caporalescamente dalla Regione, le complesse tematiche del Ciclo Integrato delle Acque. Ed il ruolo dei Comuni è ridotto a quello di mere comparse! Recita infatti il disciplinare: “Gli enti locali sottoscrivono obbligatoriamente la convenzione”. Scompare inoltre il Gestore unico di cui tanto si è discusso in questi anni. Infatti il disciplinare ( art. 7 ) parla di individuazione di uno o più soggetti gestori del servizio idrico integrato. La vicenda è davvero sconcertante e spero che il Consiglio dei Ministri provveda al più presto ad applicare i poteri sostitutivi e a nominare un Commissario ad acta. In tutta questa sporca vicenda di acque come non ricordare gli arresti che nel tempo hanno raggiunto alcuni dirigenti del Settore Ciclo integrato delle Acque, poi citati in giudizio dalla Corte dei Conti, che ha attribuito loro un danno all'ente regionale di svariati milioni di euro per la cattiva gestione dei depuratori 

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