Nel gran pozzo degli
sperperi operati nell'ultimo decennio nel Comune di Avellino sono scomparse
alcune opere pubbliche e forse bisognerà ricorrere a “ Chi l'ha visto? “ per
sapere quale fine abbiano fatto. E mentre si discute del grande degrado
ambientale della piazza del Castello, sottoposta a sequestro, tutti sembrano aver dimenticato due
opere inserite nel Progetto Integrato Città di Avellino ( PICA ) : per la
Riqualificazione dei Ruderi del Castello vi furono ben due finanziamenti : il
primo di € 570.685 era relativo alla realizzazione di un “Parco archeologico”
ed il secondo, di ben € 4.000.000. , relativo ad un indefinito “Completamento” delle opere. Così
venivano definite le opere nella scheda dell'intervento PICA : “L'intervento
prevede il recupero delle mura, la riqualificazione del pianoro centrale e la
ristrutturazione delle gallerie, il tutto per rendere accessibile e protetta
l’area del castello e consentire la fruizione ed il godimento delle strutture
riportate alla luce. La passeggiata archeologica inizia dall’attiguo
Conservatorio Cimarosa e conduce ad un piccolo auditorium per eventi estivi.”Nel
primo intervento – quello relativo al Parco Archeologico – fu operata una
variante in corso d'opera che prevedeva la realizzazione di una rampa
d’accesso, originariamente prevista in muratura, mediante una struttura
inclinata in carpenteria d’acciaio. La scala metallica fa ancora bella mostra
di sé e non è ancora terminata. Per realizzare il secondo intervento – quello
di € 4.000.000 per il Completamento dei Ruderi del Castello, il Comune di
Avellino mise in atto una stranissima procedura: venne stipulato un Protocollo
d’Intesa tra la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici, la
Soprintendenza per i Beni Archeologici e il Comune di Avellino. Col suddetto
protocollo per la progettazione definitiva venivano incaricati alcuni tecnici
per conto del Comune di Avellino; altri tecnici per conto della Soprintendenza
per i Beni Architettonici e Paesaggistici; ed altri tecnici ancora per conto
della Soprintendenza ai Beni Archeologici. E così gli Enti che dovevano
esperire funzioni di controllo furono coinvolti nella stessa progettazione!
Controllori e controllati ad un tempo! Nel tormentato iter dell'opera
incompiuta si inserisce la problematica della protezione dei rinvenimenti
archeologici della cd. “ Sala
Palatiale “. Sembra infatti
che la Soprintendenza Archeologica abbia posto un veto alla realizzazione di
una copertura provvisoria con tubi e lamiera grecata di copertura tesa a
proteggere le emergenze architettoniche esposte alle intemperie. La
Soprintendenza infatti avrebbe voluto realizzare una tensostruttura e su questa
soluzione avrebbero espresso riserve sia la Direzione dei Lavori che l'Organo
di collaudo statico. Credo che su tutta questa brutta vicenda, che vede ancora
nel degrado più totale una delle poche emergenze storiche avellinesi, debba
essere pur detta qualcosa dal Responsabile Unico del Procedimento arch. Testa.
Infatti ai circa 4,5 milioni di euro già impegnati con risultati pressocchè
nulli potrebbero aggiungersi ulteriori milioni di euro richiesti con le riserve
contabili espresse dalla ditta appaltatrice. Poichè è impossibile entrare
nell'area di Piazza Castello – ormai sottoposta a sequestro - sarebbe
interessante sapere che fine abbia fatto un'opera in ferro dell'artista Luigi
Mainolfi, comprata a suo tempo dal Comune di Avellino per molti milioni di lire
e posta sulle mura del Castello. Ne conservo ancora una sbiadita foto. Non vorrei che fosse finita
“impacchettata” tra quei rifiuti
sottoposti a sequestro, che rassomigliano sempre più ad un'opera dell'artista
bulgaro Christo, noto per aver “impacchettato”mezzo mondo.
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