venerdì 30 marzo 2012

Infarti e ictus, il pericolo reale
è quasi sempre sottostimato

Il calcolo del rischio di eventi cardiovascolari a dieci anni dà false sicurezze ai più giovani: valutando il pericolo nell'arco della vita si hanno stime più realistiche Un uomo di quarant'anni o giù di lì, mediamente in salute, decide di valutare proprio rischio di andare incontro a infarti o ictus. Ma con gli strumenti attuali ci si limita a calcolare la probabilità di eventi cardiovascolari nei prossimi dieci anni: anche se il colesterolo non è perfetto e il nostro potetico volontario fuma qualche sigaretta, le
sue chance di avere un infarto intorno ai cinquant'anni risultano tutto sommato basse. L'uomo allora si mette il cuore in pace e smette di preoccuparsi troppo per la dieta o i valori degli esami un po' al limite. Un errore fatale, perché se fosse stato calcolato il rischio di eventi cardiovascolari nell'arco della vita la probabilità sarebbe risultata ben più alta, e il nostro uomo negli anni a venire sarebbe stato più attento a mantenere uno stile di vita più virtuoso.

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