Via libera solo se sono interamente generati in laboratorio. L'industria biogenetica: stravolti decenni di concessioni I media americani parlano già di «sentenza storica» e di «pietra miliare» che «cambierà in maniera irreversibile il corso della ricerca medico-scientifica». I nove sommi giudici della Corte Suprema Usa hanno unanimemente stabilito che, mentre il materiale genetico di natura sintetica (cioè prodotto in laboratorio) può essere ancora oggetto di brevetto da parte di aziende for profit, lo stesso principio non può più essere applicato a un segmento di Dna umano e ai geni in esso contenuti. Al centro della disputa pervenuta di fronte al massimo tribunale Usa vi erano i brevetti sui geni (non sintetici) Brca1 e Brca2, responsabili dell'incremento - fino a dieci volte - del rischio per le donne di ammalarsi di cancro al seno e alle ovaie. Noti in passato solo agli addetti ai lavori, questi due geni oggi di proprietà esclusiva della Myriad Genetics (azienda di biogenetica dell'Utah che li aveva scoperti negli anni '90) sono di recente balzati agli onori della cronaca quando l'attrice Angelina Jolie ha rivelato di essersi sottoposta a un intervento di mastectomia preventiva dopo aver scoperto di esserne portatrice, proprio come sua madre morta di
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